Varie, 19 luglio 2004
PREZIOSI
PREZIOSI Alessandro Napoli 19 aprile 1973. Attore • «Odia la staticità e chi teme il confronto; non ha paura dei bagni di folla e accetta la popolarità perché il pubblico ”è un mondo che va rispettato”. [...] bello, bellissimo Conte Ristori di Elisa di Rivombrosa [...] ”Io sono come quelle porte girevoli degli alberghi Anni ”30, mi piace scoprire dove c’è la velleità e dove la vera passione. Ma se mi fermo a guardare vedo che ho fatto molto poco, anche se gli effetti sono spropositati. Ho ancora molto da fare, da provare, e ogni disciplina vuole grande responsabilità, a maggior ragione quando si è famosi” [...]» (Cristina Caccia, ”La Stampa” 15/1/2005). «Personaggio tv del 2004 per Elisa di Rivombrosa, divo preferito dai paparazzi per la sua relazione con la stessa protagonista della fiction, Vittoria Puccini [...] ”Per me il lavoro è tutto uguale, non ho un atteggiamento snob verso la tv, anche perché grazie alla fiction posso permettermi di fare altre cose [...] Vengo dal teatro, mi sento nato per stare su un palco, per trasmettere la semplicità della poesia – di Shakespeare o Pessoa – per comunicare contenuti che sembrano lontani e invece fanno parte della nostra vita. Penso ad esempio al vecchio padre di famiglia maltrattato dalle figlie nel Re Lear: è di un’attualità sconcertante. Mentre recito, io mi sento un filtro comunicativo e a questa sensibilità non rinuncio [...] si può comunicare anche attraverso una fiction come Elisa: lì io ho cercato di portare la mia impostazione teatrale. Mi piacerebbe far arrivare alla gente qualcosa di diverso da quello cui sono abituati [...] Il cinema mi piace molto. Ma non amo il cinema ’ naturalistico’ alla Muccino o alla D’Alatri, perché non credo ai personaggi che rispecchiano l’attore. Io non voglio essere me stesso quando recito, altrimenti non avrei fatto l’attore. Credo che siano le storie a raccontare le facce, non viceversa”» (Claudia Voltattorni, ”Corriere della Sera” 18/7/2004). «Occhi da gatto, l’aria vagamente stropicciata, genere bello e tormentato, un po’ c’è un po’ sparisce [...]» (Silvia Fumarola, ”la Repubblica” 6/8/2004). «[...] Fino a non molti anni fa la popolarità, per un attore, era ancora il premio al suo lavoro, erano la stima e l’affetto della gente conquistati stagione dopo stagione. Oggi si è trasformata in qualcosa che rende l’artista merce di basso conio, roba da gossip. Il grande occhio trash che ci sorveglia, badando bene a che il pubblico di massa non si evolva, non cresca e non si affini, mette il naso nelle camere da letto e poi fa il resoconto di ciò che non ha visto ma presume sia utile vedere. A fini di lucro, naturalmente [...] Non sto qui ad elencare continua le occasioni che non ho raccolto. Sarebbe inelegante. Però tengo al valore delle mie scelte e desidero sia riconosciuto: faccio teatro da molte stagioni, ho accettato la fiction per la Rai sulle Fiamme Gialle perché ha un senso e dei contenuti [...] Ricordo un’intervista che mi chiesero di rilasciare su Fernando Pessoa (stavo interpretendo un suo lavoro): la ritrovai in pagina, su un celebre settimanale, con il titolo La amo e darò la vita per lei. Si riferivano alla mia fidanzata, Vittoria Puccini, ma io non avevo parlato della mia vita privata, bensì del grande poeta portoghese [...] Uno parla un’ora con un giornalista: in 50 minuti racconta il suo percorso artistico, discorre del mondo e dell’umanità; in 10 minuti si rassegna a dire qualcosa del privato. L’articolo pubblicato risulterà distribuito esattamente al contrario. La volontà di volare e far volare basso è schiacciante. Il divieto, uno solo: proibito far maturare la gente [...]» (Rita Sala, ”Il Messaggero” 27/1/2005).