Michaela Kerrigan, "Gli strumenti di tortura", L’Airone., 13 luglio 2004
Lo scrittore satirico Luciano (II secolo a.C.) descrive l’invenzione, da parte di tal Perilao, di uno strumento di tortura a forma di toro, nel VI secolo a
Lo scrittore satirico Luciano (II secolo a.C.) descrive l’invenzione, da parte di tal Perilao, di uno strumento di tortura a forma di toro, nel VI secolo a.C. Scolpito in bronzo, con l’interno cavo, aveva un’apertura attraverso la quale far entrare il condannato. Una volta riempita la pancia, si accendeva sotto di essa un fuoco. Un sistema accuratamente studiato di canne poste nella gola dell’animale bronzeo faceva sì che le grida della vittima si trasformassero in delicati muggiti. L’orgoglioso Perilao mostrò la sua invenzione a Falaride, tiranno di Agrigento: questi lo fece catturare e sperimentò la tortura su di lui (il suo commento: "Non c’è fine più adatta per l’inventore di uno strumento tanto diabolico").