Michael Kerrigan, "Gli strumenti di tortura", L’Airone., 13 luglio 2004
Nel XVII secolo il carcere londinese di Newgate era famoso per lo squallore e l’abbrutimento morale che vi regnava
Nel XVII secolo il carcere londinese di Newgate era famoso per lo squallore e l’abbrutimento morale che vi regnava. In grado di ospitare circa 150 detenuti, ce n’erano stipati almeno 250. La direzione forniva scarse razioni di cibo scadente e i reclusi se potevano pagavano i guardiani perché procurassero alimenti freschi, ma a un prezzo molto più alto del reale. Si pagava pure per avere letti e coperte: i secondini infatti non erano stipendiati dallo Stato, ma avevano solo una concessione per gestire il loro lavoro come una qualsiasi attività commerciale. Molti prigionieri uomini, inoltre, si portavano dietro tutta la famiglia, perché fuori non c’era nessuno che provvedesse ai famigliari. Le donne arrestate per prostituzione continuavano a farlo anche lì, altre spinte dalla fame si vendevano per pochi penny con cui comprare del cibo. Altre ancora allontanavano il momento della decapitazione facendosi mettere incinte. Servivano soldi anche per acquistare carbone e candele.