L’Indipendente 4/7/2004, 4 luglio 2004
Il programma, che dopo un esordio rassicurante prometteva di non lesinare critiche al governo, non era firmato ma l’autore era certamente Eugenio Torelli-Viollier
Il programma, che dopo un esordio rassicurante prometteva di non lesinare critiche al governo, non era firmato ma l’autore era certamente Eugenio Torelli-Viollier. Nato nel 1842 a Napoli, era un napoletano atipico. Chiuso, scontroso, biondo, permaloso, privo di senso dell’umorismo, ex garibaldino e dunque antiborbonico, il direttore della nuova testata era figlio di secondo letto di Francesco Torelli e di Giuseppina Viollier, francese. Il padre, avvocato benestante, era un letterato della scuola di Basilio Puoti, condiscepolo del patriota Luigi Settembrini e di Francesco De Sanctis. Favorevole all’indipendenza del Regno delle Due Sicilie, sia pure in un contesto di riforme, cospirò alla vigilia del 1848 con Paolo Emilio Imbriani nel gruppo dei liberali capeggiato da Paolo Bozzelli che compilerà la costituzione di breve durata concessa il 10 febbraio di quell’anno da Ferdinando II. Quando il Bozzelli fu nominato ministro degli Affari interni, chiamò l’avvocato a dirigere un dipartimento del ministero. Morì nel 1850. Poco dopo la moglie lo seguì nella tomba lasciando orfani Eugenio, Titta e Carlo. Vennero affidati a Luisa, figlia di primo letto di Francesco che aveva un modesto istituto elementare. Prediligeva Eugenio, ma l’educazione che poté offrirgli non andò oltre una superficiale infarinatura di materie che vanno dal francese alla matematica alla declamazione.