L’Indipendente 4/7/2004, 4 luglio 2004
Anche se non mancarono i soliti incidenti, persone travolte dai carri e nobili che si sfidavano a duello dopo avere esagerato negli scherzi, il carnevale del 1876 a Milano fu meno fastoso di quelli precedenti
Anche se non mancarono i soliti incidenti, persone travolte dai carri e nobili che si sfidavano a duello dopo avere esagerato negli scherzi, il carnevale del 1876 a Milano fu meno fastoso di quelli precedenti. La giunta comunale aveva ridotto il sussidio per le luminarie e le corse dei cavalli. Il passivo del bilancio era passato da 36 a 43 milioni nell’ultimo biennio, e, come si espresse il consiglio, «tali feste carnevalesche non sono più in consonanza coi tempi moderni». I festeggiamenti si protrassero come sempre fino alla mattina della prima domenica di quaresima, tra le strade fitte di folla mascherata. Nel tardo pomeriggio la città, dopo essersi riposata della baldoria, si riversò nei caffè e per le vie. Si accesero i lampioni a gas e alle nove gli strilloni cominciarono a spargere nell’aria il nome di un nuovo giornale, il Corriere della Sera. Coloro che strapparono le copie dalle mani degli strilloni, prevedendo qualche infuocata polemica politica, restarono delusi. «Pubblico – si leggeva nella dichiarazione d’intenti del giornale – voglio parlarti chiaro. In diciassette anni di regime liberale tu hai imparato di molte cose. Oramai non ti lasci più gabbare dalle frasi. Sai leggere tra le righe e conosci il valore delle gonfie dichiarazioni e delle solenni declamazioni d’altri tempi (...). Noi dunque lasciamo da parte la retorica, e veniamo a parlarti chiaro. Noi siamo conservatori. Un tempo non sarebbe stato politico, per un giornale, principiar così. Il Pungolo non osava confessarsi conservatore (...). Ora dice apertamente: ”Siamo moderati, siamo conservatori”. Anche noi siamo conservatori e moderati. Conservatori prima, moderati poi. Vogliamo conservare la Dinastia e lo Statuto, perché hanno dato all’Italia l’indipendenza, l’unità, la libertà, l’ordine».