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 2004  luglio 06 Martedì calendario

L’attore inglese John Gielguld noto tra i suoi colleghi per i commenti velenosi. Nel ruolo di Cassio in "Giulio Cesare" di Manckiewicz, bollò l’altro interprete Marlon Brando come un «ragazzo interessato soltanto al proprio talento»

L’attore inglese John Gielguld noto tra i suoi colleghi per i commenti velenosi. Nel ruolo di Cassio in "Giulio Cesare" di Manckiewicz, bollò l’altro interprete Marlon Brando come un «ragazzo interessato soltanto al proprio talento». In quell’occasione, però, la vittima preferita di Gielgud fu il suo conterraneo James Mason, un Bruto che aveva il difetto di «pronunciare le sue battute attraverso il naso» suscitando l’irritazione di Brando «che nel film lo fissa come se stesse perennemente cercando una mazza da baseball con cui spaccargli la testa». Apprezzò molto Peter O’Toole in "Lawrence d’Arabia", film a suo dire rovinato da Alec Guinness, «una vecchia signora in un ruolo che io avrei interpretato meravigliosamente». Altri giudizi spietati: Vivien Leigh in "Tito Andronico" è «unidimensionale, come la carta, ma non così spessa»; Greta Garbo a spasso per Central Park «una donna delle pulizie che si acconcia i capelli con il tagliaunghie»); Alfred Drake e Eileen Herlie in "Amleto" sono paragonati a «un ex croupier di Montecarlo che fugge con una grassa tenutaria di bordello della Costa Azzurra». Ormai vecchio talvolta con chi andava a trovarlo cercava di riabilitare la fama di qualcuno troppo criticato in precedenza. Come quella volta che, ricordando un "Amleto", confidò agli amici: «Peccato che avessimo un terribile Orazio come Harry Andrews». Quando qualcuno gli fece notare che Andrews era tra i commensali, Gielguld continuò: «Non è bello vedere come sei migliorato da allora?».