Luciano Fadiga, ཿLa Stampa-Tuttoscienze 03/08/1994, 3 agosto 1994
Chi farebbe da cavia sottoponendosi a un’operazione mai provata prima? «Chi assumerebbe un farmaco nuovo mai sperimentato? E non si risponda che i test sbagliano portando l’esempio del Talidomide: sarebbe come chiudere tutti gli ospedali perché un chirurgo ha sbagliato o gli aeroporti perché esistono gli incidenti aerei
Chi farebbe da cavia sottoponendosi a un’operazione mai provata prima? «Chi assumerebbe un farmaco nuovo mai sperimentato? E non si risponda che i test sbagliano portando l’esempio del Talidomide: sarebbe come chiudere tutti gli ospedali perché un chirurgo ha sbagliato o gli aeroporti perché esistono gli incidenti aerei. So che, a parte i più fanatici che farebbero a meno di qualunque forma di sperimentazione animale, molti ambientalisti riconoscono la necessità della ricerca biomedica su animali. Il punto che però alcuni sollevano è quello dell’utilità e della finalizzazione delle ricerche. In altri termini si dice: se è proprio necessario sacrificare degli animali almeno ciò avvenga per esperimenti finalizzati a obiettivi di chiara rilevanza ”socio-sanitaria” e non a scopo conoscitivo. A parte il fatto che nessuno scienziato può, a priori, conoscere l’utilità del suo lavoro e che molto spesso è il caso ad aiutare una scoperta, considerando la medicina è veramente un paradosso pensare di intervenire su un ”organismo” – e sottolineo ”organismo” perché mai una coltura cellulare o un computer riusciranno a riprodurre la complessità delle interazioni presenti in un essere vivente – senza prima conoscerne il funzionamento» (Fadiga).