Varie, 20 novembre 2002
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Cudicini Fabio
• Trieste 20 ottobre 1935. Ex calciatore. Portiere • « ai suoi tempi il calciatore più lungo d’Italia: dall’alto del suo 1,91 stacca di tre centimetri anche il gigante di Treviglio, ossia Facchetti. Debutta in A con l’Udinese e gioca per otto anni nella Roma, con ottimi risultati: conquista l’affetto del pubblico giallorosso e il soprannome di ”ragno nero”, grazie alla tenuta rigorosamente dark e a quelle infinite braccia da Tiramolla che afferrano palloni dovunque. Quando la Roma lo vende al Brescia ha 31 anni e tutti, forse lui compreso, credono sia al capolinea. piuttosto depresso quando gli arriva la telefonata, in rigoroso dialetto, di Rocco: lo vuole al Milan [...] Conquista lo scudetto e la Coppa dei Campioni» (Dizionario del Calcio Italiano, a cura di Marco Sappino, Baldini&Castoldi 2000). «[...] quella notte all’Old Trafford contro il grande Manchester United di Charlton e Best, di Law e Stiles, non la dimenticherà mai. Perché da quella notte è diventato ”ragno nero”, per le sue straordinarie parate che consentirono al Milan di qualificarsi per la finale di coppa dei Campioni, poi stravinta 4-1 contro il primo Ajax di Cruijff. ”Avevo una calzamaglia nera per combattere il mal di schiena e anche se quel soprannome era già stato dato a Jascin, gli inglesi vollero appiccicarlo anche a me. Così il giorno dopo su diversi giornali venni definito ’black spider’, e da allora sono ’ragno nero’ per tutti [...] Quel pallone che ballava sulla linea tutto sporco, perché allora non c’erano i bei palloni bianchi e puliti di oggi. Io ero disteso per terra e addosso a me c’era Santin che rinviò. Ci furono discussioni infinite, perché secondo gli inglesi il pallone era entrato in porta, prima di essere calciato da Santin. L’arbitro, però, diede ragione a noi, perché in caso contrario con lo 0-2 là, dopo il 2-0 dell’andata, rischiavamo di essere eliminati [...] Per la verità fui più impegnato nella partita precedente contro il Celtic. Ma sicuramente quella di Manchester è stata la gara più difficile, per il valore degli avversari e per l’ambiente, almeno a livello europeo, perché poi in Argentina andò anche peggio [...] Ricordo il sangue che schizzava dalla bocca di Rosato, costretto a uscire dopo essere stato colpito duro da Law. E ricordo, o meglio mi dissero dopo, che rimasi per terra svenuto per qualche minuto, colpito da pezzi di ferro. E soltanto qualche anno più tardi ho capito che quegli oggetti, che si conficcavano come frecce nel terreno molle, erano listelli per agganciare le moquettes. [...]» (Alberto Cerruti, ”La Gazzetta dello Sport” 22/2/2005).