Alessandra Comazzi, "Schermi. Le immagini del cinema, della televisione e del computer", Utet, 1999, 28 aprile 1999
In televisione «fino al 1960 tutto si svolgeva in diretta, con gustose conseguenze che ancora alcuni attori ricordano: una volta Giorgio Albertazzi, che faceva Romeo nella tragedia di Shakespeare, inciampò in uno dei grossi cavi di gomma cui era collegata la telecamera e andò ad abbracciare Giulietta strtisciando; sempre Albertazzi si prese in testa da Arnoldo Foà una bottiglia vera e continuò sanguinante a recitare in Un giorno di pioggia
In televisione «fino al 1960 tutto si svolgeva in diretta, con gustose conseguenze che ancora alcuni attori ricordano: una volta Giorgio Albertazzi, che faceva Romeo nella tragedia di Shakespeare, inciampò in uno dei grossi cavi di gomma cui era collegata la telecamera e andò ad abbracciare Giulietta strtisciando; sempre Albertazzi si prese in testa da Arnoldo Foà una bottiglia vera e continuò sanguinante a recitare in Un giorno di pioggia. Tino Carraro ebbe un vuoto di memoria, mentre era solo in scena: cominciò a far finta di parlare, ma senza usare la voce, mimando soltanto le parole e fingendo che ci fossero guasti all’audio. Comparve il cartello ”la trasmissione sarà ripresa il più presto possibile” (un cartello che molto spesso campeggiava sul video degli esordi)».