Amos Elon, "Il Grande Rothschild", Mondadori, 25 maggio 1999
«Il grosso dell’attività di Rothschild era ancora costituito dal commercio, che si concetrava sempre più sui bei importati dall’Inghilterra
«Il grosso dell’attività di Rothschild era ancora costituito dal commercio, che si concetrava sempre più sui bei importati dall’Inghilterra. Ed era proprio il giovane Nathan ad occuparsene, arrivando il punto di trattare personalmente con i commessi viaggiatori inglesi che passavano da Francoforte con la loro mercanzia. Nel 1798 Nathan ebbe da dire con uno di questi piazzisti che si comportava come se l’intera Europa dipendesse dalla sua disponibilità. L’arroganza di quell’uomo lo mandava su tutte le furie. Decise così di andare lui stesso in Inghilterra a comprare i prodotti di cui avevano bisogno senza il costo e l’incomodo di sgradevoli intermediari. E in questo modo, non si sarebbe più sentito sopraffatto da un padre autoritario e da due fratelli maggiori. ”Non vi era abbastanza spazio per tutti noi a Francoforte. Mi occupavo della merce inglese [il commesso viaggiatore si comportava come se] ci facesse un favore a venderci i prodotti. In un modo o nell’altro dovevo averlo offeso, ragion per cui si rifiutò di farmi vedere i suoi campioni. Questo accadde un martedì. Dissi a mio padre: ’Andrò in Inghilterra’. Non parlavo una parola d’inglese. Ma da giovedì iniziai”. Nathan raccontò l’incidente una quarantina d’anni dopo, a una cena a casa di un amico, sir Thomas Buxton. E’ possibile che in realtà le cose siano andate molto più lisce. Gli affari di Rothschild con l’Inghilterra stavano andando a gonfie vele. La decisione di mandare Nathan oltremanica era la logico conseguenza di una strategia attentamente pianificata dallo stesso Rothschild, una decisione maturata in seguito a una lunga discussione con i suoi figli. Nathan venne mandato per la sua strada con un capitale di non meno di 20.000 sterline (all’incirca 1.500.000 dollari attuali), all’incirca la metà del patrimonio congiunto dei Rothschild a quell’epoca. [...] L’Inghilterra era il più importante centro internazionale quanto ad attività bancaria e creditizia. E, nel suo piccolo, Manchester era il centro dell’industria tessile inglese, che era stata di recente meccanizzata. Nathan riamse sbalordito nell’apprendere che talvolta i prezzi erano di gran lunga inferiori a quelli praticati in Germania. E i soldati che ormai si stavano radunando quais ovunque sul continente avevano bisogno di vestiti, cosicché la domanda di tessuti di ogni genere era in continuo aumento. Nathan raccolse la sfida con il fervore tipico dei suoi 21 anni e con un talento che aveva dell’incredibile. I contemporanei ne parlano come di un ragazzo tarchiato dallo sguardo radioso con una massa arruffata di capelli rossi e una memoria a senitr loro prodigiosa, dal quale sembrava traboccare una grandissima energia. Il giovane aveva portato con sè in Inghilterra la tradizione di acquistare in contanti quando i prezzi erano bassi e vendere in massa a livelli di profitto superiori. Il suo capitale iniziale di 20.000 sterline era già di per sè considerevole. Eppure nel giro di breve tempo risucì a raddoppiarlo e poi a triplicarlo. Con così tanto denaro per le mani Nathan era diventato un giovane mercante facoltoso che non faceva fatica a distinguersi dai litigiosi bottegai ebrei in compagnia dei quali si recava alla sinagoga di Manchester. Si conformava ”rigorosamente a tutti i riti e le cerimonie... e il pranzo [kashèr] preparato appositamente da un’ebrea gli veniva portato tutti i giorni in magazzino”. Nel giro di pochi anni buona parte del commercio della città con il continente era nelle mani di Nathanª