16 luglio 1999
POLI Austen. Paolo Poli, 70 anni, ha iniziato a calcare le scene nel 1949: «Mi lasci raccontare la mia vita come fossi il notaio di un romanzo di Jane Austen: sono nato nella prima metà del secolo a Firenze, ho fatto studi regolari, mi sono laureato in lettere con una tesi sul teatro francese dell’800
POLI Austen. Paolo Poli, 70 anni, ha iniziato a calcare le scene nel 1949: «Mi lasci raccontare la mia vita come fossi il notaio di un romanzo di Jane Austen: sono nato nella prima metà del secolo a Firenze, ho fatto studi regolari, mi sono laureato in lettere con una tesi sul teatro francese dell’800. Sono stato attore amatoriale, poi radiofonico nei primi anni ’50; quando arrivai a Cinecittà feci, nella nuova edizione strappalacrime delle Due orfanelle insieme a Milly Vitale e Miriam Bru, la parte che con la Valli e la Denis faceva Osvaldo Valenti. Poi ho insegnato al liceo francese, a Roma ho incontrato Aldo Trionfo, che faceva l’aiuto di Visconti in Senso, e con lui, a Genova, ho fondato la ”Borsa di Arlecchino”. Poi siamo venuti a Milano, al teatro Gerolamo, la cui dimensione, per me che avevo fatto anche il burattinaio, era entusiasmante». *** Figli. Roberto Benigni: «Quando ho iniziato è stato la mia strada asfaltata, la mia stella lucente. Ma tutti i toscani gli devono qualcosa. Non solo i comici, anche i politici: Dini, Cecchi Gori, Sadolini. Siamo tutti figli di Paolo Poli». *** Autosufficienza. «Mandare avanti una compagnia, al di là dell’arte, obbliga ad adempiere doveri burocratici, un certo numero di piazze e di recite, girovagando con uno strascico romantico, per cui ancora oggi faccio vita autosufficiente, perché poi non trovo pronta la tavola: ho appena pranzato con due uova al tegamino che ho cucinato io. E alla sera, dopo lo spettacolo, si cena in fretta e poi a nanna: come Moravia e Cenerentola, a mezzanotte tutti a letto». *** Santa Rita. Nel ’67 Poli si travestì da Santa Rita da Cascia, provocando le ire della censura che a Milano, all’Odeon, sospese lo spettacolo per vilipendio alla religione. «Non voglio parlare di momenti nefasti, solo di fasti, anche perché Scalfaro non è più presidente della Repubblica; ma, intendiamoci, di lui ho grande stima perché è sempre stato coerente e retto, schiaffeggiava le signore scollate, si batteva contro la mia santa Rita e la Dolce Vita. Lo ammiro, detesto gli striscianti e i ”girella”, per dirla con Giusti». *** Fellini. «Fellini era una personalità di grande spirito, umanità e statura. Era una persona luminosa, la Madonna, era il Miracolo [...] Quando gli chiedevano in quale posizione si poneva di fronte a qualcosa di intellettuale, lui diceva: di profilo. Così, ribattevo io, a me resta da dire ”alla pecorina”». *** Complimenti. «Il complimento che preferisco è quello che si faceva alle signorine così così: che belle gambe, che bei capelli, anche se ormai ne ho tre. ma il genio, creda, nasce quando la Madonna, o Grace Kelly, gettano a vanvera uno schizzo di ovuli. Ripeto con Dante: ”Valgami il lungo studio e il grande amore”. [...] Le grandi conquiste dell’arte sono piccolezze di cui l’uomo volgare non si accorge, così come non vede le differenze tra il Pontormo e Raffaello. Ma la differenza c’è e qualcuno va pure applaudito: o Darwin o Geova». *** Madonne. Continuerà con i suoi spettacoli, rifiutando ogni altra offerta? «Che vuole, ormai. Continuo. E se mancheranno i teatri, andrò a recitare anche tra i ruderi, dove si vede la Madonna partorire nei grandi dipinti cinquecenteschi. Mi prendo le mie rocce, le metto sulle spalle e via» (Maurizio Porro, ”Sette” 15/7/99).