Alvar Gonz·lez-Palacios, "Le tre et", Longanesi 1999, 19 agosto 1999
Peyrefitte collezionava membri virili di ogni materiale, di ogni epoca, di ogni grandezza, una teoria che iniziava con calcari dell’antico Egitto per inoltrarsi in un paranoico cimitero di vetri romani, di terrecotte greche e mediorientali, di stampe e disegni del Rinascimento
Peyrefitte collezionava membri virili di ogni materiale, di ogni epoca, di ogni grandezza, una teoria che iniziava con calcari dell’antico Egitto per inoltrarsi in un paranoico cimitero di vetri romani, di terrecotte greche e mediorientali, di stampe e disegni del Rinascimento. Il pittore Bruno Caruso ha riservato una piccola stanza della sua casa a Roma a una sterminata raccolta di teschi di tutti i materiali immaginabili, di tutte le epoche, di tutte le qualità. L’ingresso è custodito da uno scheletro vestito da diavolo. «Conosco qualcuno a Londra il cui salotto è popolato di animali impagliati, alcuni di notevoli dimensioni, e così ci si trova seduti accanto ad un vitello d’epoca vittoriana mentre fra due finestre sbuca una gazzella uccisa negli anni ’20; il bagno della stessa casa è decorato con con duecentoquarantatré crocifissi; la cucina è stipata di decine di strumenti agricoli».