Angiola Codacci-Pisanelli, ìLíEspressoî 13/1/2000, 13 gennaio 2000
Dopo il passaggio del canale di Panama alla sovranità cinese, temendo il controllo dell’esercito cinese, oggi il maggior azionista della Hutchinson-Wampoa, la società di Hong Kong che gestisce i porti di sbocco, ingegneri nicaraguensi, inglesi e italiani si sono messi al lavoro per progettare un nuovo canale che consenta l’attraversamento del continente più a nord, in Nicaragua, lungo il Rio San Juan, al confine con il Costa Rica
Dopo il passaggio del canale di Panama alla sovranità cinese, temendo il controllo dell’esercito cinese, oggi il maggior azionista della Hutchinson-Wampoa, la società di Hong Kong che gestisce i porti di sbocco, ingegneri nicaraguensi, inglesi e italiani si sono messi al lavoro per progettare un nuovo canale che consenta l’attraversamento del continente più a nord, in Nicaragua, lungo il Rio San Juan, al confine con il Costa Rica. Largo duecento metri e lungo duecento chilometri il fiume collegherebbe il Mar dei Caraibi e il Lago Nicaragua (da qui all’Oceano Pacifico si tratterà di rendere navigabile l’istmo di Rivas, lungo venti chilometri). Già nell’Ottocento il miliardario newyorkese Cornelius Vanderbilt guidava i cercatori d’oro in barca lungo il San Juan e attraverso il lago, poi in carrozza fino al porto di San Juan del Sur, e da lì in nave fino a San Francisco (il percorso era chiamato Vanderbilt road). La realizzazione del progetto ridurrà le spese di trasporto delle merci degli imprenditori nicaraguensi dal 30 al 50 per cento, per un risparmio totale di 220 milioni di dollari all’anno. Costo dell’opera: un milione 300 mila dollari. Il Nicaragua beneficerebbe degli stessi finanziamenti della Banca mondiale destinati ai lavori di ricostruzione resi necessari dall’uragano Mitch nel novembre dell’anno scorso.