Maurizio Crosetti, Mario Reggio, la Repubblica 15/01/2000, 15 gennaio 2000
Giorni fa a Lione diciotto chirurghi guidati dal professor Jean-Michel Dubernard hanno eseguito per la prima volta nella storia della chirurgia un doppio trapianto contemporaneo di due mani e due avambracci, dallo stesso donatore allo stesso ricevente, un francese di 33 anni, imbianchino, originario dell’Ovest, padre di due bambini, che aveva perso gli arti per lo scoppio di un petardo
Giorni fa a Lione diciotto chirurghi guidati dal professor Jean-Michel Dubernard hanno eseguito per la prima volta nella storia della chirurgia un doppio trapianto contemporaneo di due mani e due avambracci, dallo stesso donatore allo stesso ricevente, un francese di 33 anni, imbianchino, originario dell’Ovest, padre di due bambini, che aveva perso gli arti per lo scoppio di un petardo. Marco Lanzetta, uno dei medici dell’équipe: «Gli arti tornano rosa da grigi che erano, e tiepidi. quello che io chiamo l’orgasmo microchirurgico». Il professor Girolamo Sirchia, primario del centro trasfusionale e d’Immunologia dei Trapianti del Policlinico di Milano e direttore della Nord Italia Transplant che da anni coordina le iniziative per la donazione degli organi: «I critici pongono un questito: vale la pena di correre il rischio d’infezioni e tumori per avere una cosa che non è un salvavita? Io rispondo di sì, a patto che la persona che beneficia del trapianto sia lucidamente a conoscenza dei rischi che corre e che dovrà prendere i farmaci antirigetto per il resto dei suoi giorni. La decisione spetta direttamente al malato».