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 2000  novembre 01 Mercoledì calendario

Secondo Jonathan Shanklin, uno dei tre scienziati britannici che 15 anni fa scoprirono lo squarcio nel tessuto dell’ozono sopra il polo sud, "il buco dell’ozono sopra il circolo polare artico potrebbe, entro una ventina d’anni, raggiungere le dimensioni del suo fratello antartico"

Secondo Jonathan Shanklin, uno dei tre scienziati britannici che 15 anni fa scoprirono lo squarcio nel tessuto dell’ozono sopra il polo sud, "il buco dell’ozono sopra il circolo polare artico potrebbe, entro una ventina d’anni, raggiungere le dimensioni del suo fratello antartico". E allora sarebbero guai seri. Se, infatti, finora i danni prodotti dal buco dell’ozono al polo sud sono stati trascurabili perché il continente antartico è disabitato, diversa è la situazione all’opposto del pianeta. Il circolo polare artico è densamente abitato. Se l’assottigliamento dell’ozono dovesse raggiungere le stesse dimensioni anche in questa regione, a farne le spese sarebbero il Nord America, l’Europa e l’Asia. Questo gas protegge la vita sulla Terra dai potentissimi raggi ultravioletti. Senza la sua azione filtrante gli uomini esposti direttamente ai raggi solari rischierebbero seri danni alla vista e al sistema immunitario, senza contare la crescita esponenziale dei casi di tumore della pelle. Ma quali sono le cause della diminuzione? Secondo Shanklin, lo strato di gas che ricopre la terra si sta ulteriormente raffreddando, e questo rende ancora più difficile la ricucitura dello strappo: "Stiamo ancora subendo gli effetti dei clorofluorocarburi (i CFC) immessi nell’atmosfera nel passato, che hanno innestato un processo di feedback. Imputati di questo processo sono in parte l’assottigliamento stesso dello strato di gas, in parte la somma di effetti causati dal riscaldamento globale del pianeta, quindi l’azione dei gas che determinano l’effetto serra". Anche secondo gli scienziati raggruppati dall’Onu nell’Ipcc (l’Intergovernmental Panel on Climate Change), i tassi di riscaldamento della Terra si sarebbero addirittura duplicati. Se infatti si era calcolato che dal 1990 l’incremento della temperatura si potesse aggirare sui 3 gradi centigradi, ora il rapporto dell’Ipcc parla di 6 gradi. L’aumento delle emissioni di CO2, l’anidride carbonica, darà l’avvio a una preoccupante serie di eventi naturali: aumento del livello dei mari, morte di ampie zone di vegetazione, danni alle coltivazioni, tifoni e alluvioni. Il tutto sarà materia di discussione il prossimo dicembre, quando in Olanda si riuniranno i rappresentanti dei Paesi firmatari del protocollo di Kyoto, e verranno messe a punto le strategie necessarie a ridurre drasticamente le emissioni di gas. Obiettivo: un 5,2 per cento in meno, da raggiungere tra il 2008 e il 2012.