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 2000  novembre 03 Venerdì calendario

Goethe lanciava piatti e bicchieri per terra. Nietzesche giocava alla guerra. Darwin diceva le bugie

Goethe lanciava piatti e bicchieri per terra. Nietzesche giocava alla guerra. Darwin diceva le bugie. A raccontare i propri ricordi d’infanzia e gli svaghi prediletti sono gli stessi grandi del passato, in un volumetto curato da Maria Caterina Cicala che s’intitola ”Per gioco” e riunisce brani autobiografici di numerose celebrità della cultura (ma non solo: c’è anche un ricordo del giovane Hitler che ne rivela il dittatore in nuce). Il libro invita a "riflettere sulle autobiografie e sui meccanismi consapevoli o inconsapevoli": l’autobiografia è una scienza esatta e, "dato un inizio, cioè l’infanzia e l’adolescenza, mostra quanto sia vero che il bilancio finale di una vita è la controprova di alcune premesse misteriose". Così nella ”Vita” santa Teresa d’Avila ricorda quando giocava con i fratelli a fare l’eremita e la monachina, e da adulta realizzerà il suo desiderio, allo stesso modo di Goldoni regista bambino nel teatrino casalingo che il padre gli ha fatto costruire, di Rousseau che si diletta a comporre sermoni sull’esempio dello zio, di Churchill che, come Nietzesche, seppure con esiti diversi, gioca alla guerra. E ancora: Charles Darwin ama raccontare cose false, "allo scopo di provocare interesse"; un’attitudine simile ce l’ha anche Kierkegaard, che evade dalla sua stanza viaggiando con la fantasia, mentre Napoleone "detesta le illusioni" e "identifica il mondo nel fatto". Giocano un po’ più allegramente invece Stevenson, Chesterton, Jung, Alfieri, De Sanctis, Tolstoj. E la domanda di quest’ultimo resta valida: "Se non si gioca, cosa resta?".