Rossella Sleiter su Il Venerdì di Repubblica del 3/11/2000 a pagina 132, 3 novembre 2000
I primi cedri apparvero sulle tavole conditi con aceto e miele. Li chiamavano ”frutti che non si mangiano”: cotti e masticati, servivano per profumare l’alito, oppure come controveleno nel vino
I primi cedri apparvero sulle tavole conditi con aceto e miele. Li chiamavano ”frutti che non si mangiano”: cotti e masticati, servivano per profumare l’alito, oppure come controveleno nel vino. Nel II secolo, Galeno consigliava di tapparsi il naso e di mandarli giù in un fiato: avrebbero guarito ferite e geloni. Tritati, invece, avrebbero aiutato il fegato a digerire meglio. Probabilmente già all’epoca si erano intuite le virtù antiossidanti della vitamina C, il basso contenuto di glicemi (40 contro gli 87 del miele e i 66 dell’ananas), il contributo in fibre e fito-estrogeni. Nella ”Casa del frutteto” a Pompei, l’affresco di un bosco di aranci e limoni testimonia che i Romani avevano dimestichezza con gli agrumi: con la caduta dell’Impero, però, se ne perde traccia. Se ne parla di nuovo durante la prima Crociata del 1096 in Terrasanta: i cavalieri torneranno in patria con semi e piante. Uscito definitivamente dal ghetto di frutto di lusso e per pochi, il ”citrus” spopola in Sicilia e prospera ad Amalfi e altrove: in Francia la città di Orange sceglie come stemma un ramo d’arancio con tre frutti d’oro. Ai primi dei Cinquecento, Paracelso collega tutte le parti del corpo umano con piante diverse, e per gli occhi sceglie l’arancio. Nei giardini di Firenze la famiglia Medici colleziona quelli dalle forme più strane, li fa ritrarre dal Bimbi e li invia in dono nelle corti d’Europa. Le credenze popolari, ma anche le conquiste della scienza medica, ne confermano le virtù. Nell’arancio, e negli agrumi in generale, si concentrano i più alti valori di vitamina C: fondamentale agente antiscorbutico, indispensabile al metabolismo delle ghiandole endocrine e potente antifettivo. Attenzione al colore: tutto ciò che ha un tono intenso, dall’arancio al rosso, è più ricco di fattori protettivi di ciò che va indietro, dall’arancio al giallo, fino al bianco. La coltivazione mondiale degli agrumi è superata solo da quella della vite: cento i Paesi d’Europa che li producono, tra cui Brasile, Stati Uniti, Giappone, Spagna e Italia.