Giorgio Ieran su Panorama del 16/11/2000, 16 novembre 2000
Etruschi. Catullo considerava l’uomo etrusco come un molle, "obesus etruscus" sdraiato a banchetto e circondato da donne e fanciulli effemminati
Etruschi. Catullo considerava l’uomo etrusco come un molle, "obesus etruscus" sdraiato a banchetto e circondato da donne e fanciulli effemminati. Tito Livio definiva gli etruschi come "un popolo sommamente dedito alla superstizione". I Greci credevano che gli Etruschi, che chiamavano Tirreni, provenissero dall’Asia Minore. Secondo Erodoto avevano dovuto abbandonare la Lidia a causa di una carestia, e per distrarsi dalla fame avevano inventato i giochi più conosciuti nell’antichità: dadi, astragali, palla. Virgilio narra nell’Eneide del re di Cere Mesenzio, che nera solito legare uomini vivi ai cadaveri, "unendo mani a mani e bocche a bocche". Per Teopompo, storico greco del IV sec. a.C., gli Etruschi sono lussuriosi, fanno l’amore in pubblico, mandano le donne in giro nude e permettono loro di sedere ai banchetti "accanto al primo venuto".