Gino e Michele su LíEspresso del 23/11/2000, pagine 87-91, 23 novembre 2000
Milano. "I tempi cambiano. Il progresso agevola la middle class. La rafforza nei suoi godimenti massimi e minimalisti: il videoregistratore, Internet, la station Wagon di seconda mano per il gommoncino di terza, la Madunina illuminata come Dio comanda, una domenica all’Ikea
Milano. "I tempi cambiano. Il progresso agevola la middle class. La rafforza nei suoi godimenti massimi e minimalisti: il videoregistratore, Internet, la station Wagon di seconda mano per il gommoncino di terza, la Madunina illuminata come Dio comanda, una domenica all’Ikea. Milanesi stronzissimi che siamo". "La strepitosa teoria dei Palazzi nobiliari sette-ottocenteschi di corso Venezia, austeri, irraggiungibili, imponenti. E il suo proseguimento verso la periferia: l’infinito bailamme di corso Buenos Aires, che i milanesi, chissà perché, hanno sempre chiamato Buenesàires, tanto per aggiungerci qualcosa di loro. E’ il corso più newyorkese d’Italia. Con il traffico insopportabile di uomini e di auto, con i negozi a soffocarsi e nutrirsi vicendevolmente, come nelle giungle più inospitali e più sognate. E le razze, tante, sempre di più. Sublime, inevitabile e – perché no – esaltante punto di non ritorno di questa società globale senza più confini. Corso Buenos Aires come la Sesta, la Settima Avenue, a essere megalomani". "Ci piace molto vicolo Dei Lavandai, monumento necessario alla Milano che se n’è andata. C’è l’antico lavatoio, sopravvive. Da quelle parti capita di bere ottimo vino senza sentirsi neanche troppo pirla".