Maria Grazia Ligato e Giovanni Negri su Io Donna del 18/11/2000 a pagina 57, 18 novembre 2000
Alcuni personaggi famosi hanno raccontato i loro ricordi di scuola. Fernanda Pivano, scrittrice, 83 anni: "Per ogni ora di lezione c’era una pausa di dieci minuti, mentre nell’intervallo avevamo a disposizione un’ora: era vietato leggere, bisognava solo correre e divertirsi
Alcuni personaggi famosi hanno raccontato i loro ricordi di scuola. Fernanda Pivano, scrittrice, 83 anni: "Per ogni ora di lezione c’era una pausa di dieci minuti, mentre nell’intervallo avevamo a disposizione un’ora: era vietato leggere, bisognava solo correre e divertirsi. Io ero pigra, mi nascondevo dietro una siepe a succhiare le gocce mielate dei fiori di caprifoglio. Un giorno la campanella mi sorprese mentre ero intenta a questo personale spuntino: così nascosi il ramo nelle mutandine. Era tradizione che al rientro nell’edificio si facesse un ’saltino’ di riverenza al direttore, monsieur Wiéland, Oplà!, e il caprifoglio finì in terra. Da allora il consiglio stabilì che "Pivano ha il divieto assoluto di avvicinarsi al caprifoglio". Licia Colò, conduttrice televisiva, 38 anni: "Il maestro Manenti ci diede un tema: "Chi ti piace di più tra i tuoi compagni". Io ero cotta di un certo Alberto, così presi il coraggio a due mani e lo scrissi. Risultato: quattordici compagni fecero il mio nome, e lui, lui solo, disse Fiamma, una secchiona prima della classe". Aldo Nove, scrittore, 33 anni: "Almeno una volta al mese mi facevo venire un’influenza strategica: infilavo il termometro nella stufa e mi garantivo un febbrone da cavallo. Però un giorno la colonnina è scoppiata". Vittorio Feltri, giornalista, 57 anni: "Era appena finita la guerra e si andava a scuola col grembiule. Un toccasana, una livella sociale: tolte le scarpe e il viso eravamo tutti uguali, poveri e ricchi". Ambra Angiolini, soubrette, 23 anni: "Mi ricordo le recite: per Natale, per Pasqua, per la festa della mamma. Andavo dalle suore, naturalmente le rappresentazioni erano a sfondo religioso e io, forse per i riccioloni neri, facevo sempre la parte dell’angelo dell’Annunciazione. Ma volevo assolutamente fare la Madonna. Niente. Vai a sapere, magari c’erano dei brogli per l’assegnazione delle parti". Sandro Curzi, giornalista, 70 anni: "In prima elementare avevo un compagno di banco ebreo. Insieme eravamo i più bravi, il maestro era entusiasta perché eravamo curiosi, non la smettevamo mai di fare domande. Una mattina non lo trovai più accanto a me. Fu il maestro Giuseppe a spiegarmi l’orrendo significato delle leggi razziali". Renzo Rosso, imprenditore, 44 anni: "Non ero esattamente uno scolaro modello. Ma il mio amico Roberto era veramente un genio del male. Siccome era somaro, la maestra lo metteva sempre in castigo dietro la lavagna. Lì c’era la stufa, così un giorno Roberto ci ha fatto la pipì sopra: un cattivo odore pazzesco, abbiamo dovuto lasciare l’aula". Alessandra Mussolini, politico, 38 anni: "Il più grande dei miei problemi era l’enorme fiocco rosa che si "ammosciava" sempre: non riuscivo a farlo stare su e mi sembrava di non essere elegante". Cesare Rimini, avvocato, 67 anni: "Ho amato profondamente la mia maestra. Forse perché aveva un seno enorme, come la Tabaccaia di Fellini: sembrava potesse scoppiare da un momento all’altro sotto il grembiule nero lucido dal grande collettone bianco".