Francesco M. Colombo su Io Donna del a pagina 98., 1 dicembre 2000
”Con Verdi le donne cessano di ’rappresentare’ qualcosa e vivono di se stesse. Passioni e desideri sono legati all’individualità di ciascuna, tanto che per noi è impossibile immaginare Gilda con i sentimenti di Violetta e viceversa
”Con Verdi le donne cessano di ’rappresentare’ qualcosa e vivono di se stesse. Passioni e desideri sono legati all’individualità di ciascuna, tanto che per noi è impossibile immaginare Gilda con i sentimenti di Violetta e viceversa. Soprani e contralti non sono più l’amore, la bellezza, il coraggio e così via, ma prendono nome e cognome... Le donne di Verdi sono ben poco convenzionali: hanno un carattere (e spesso un caratterino) che le rende irresistibili. Le sue eroine non stanno alle mezze misure sentimentali, non hanno paura di ribellarsi alla famiglia, di tradire il marito, di vivere, come Violetta, sull’orlo dell’abisso. Rischiano, e quando perdono scelgono di pagare le conseguenze. Spesso si prendono gioco dei maschi, e l’ultima parola del compositore ottantenne, il Falstaff, è una celebrazione di come le donne siano più avvedute, furbe, intelligenti, divertenti rispetto agli uomini. L’uomo verdiano (e soprattutto il tenore) ha sempre qualcosa in meno di loro: a nessuno di noi verrebbe in mente di farsi amico il Duca di Mantova o Carlo di Vargas. Ma Violetta o Amelia del ’Ballo in maschera’ o la dolce Desdemona in ’Otello’ o la meravigliosa Alice del ’Falstaff’ sono creature per le quali si può perdere la testa”.