Riccardo Lenzi sullíEspresso del 16/11/2000 a pagina 195., 16 novembre 2000
All’inizio la Violetta della ”Traviata” non si chiamava Violetta, ma Margherita, rispettando il testo di riferimento (’La dame aux camélias” di Alexandre Dumas figlio)
All’inizio la Violetta della ”Traviata” non si chiamava Violetta, ma Margherita, rispettando il testo di riferimento (’La dame aux camélias” di Alexandre Dumas figlio). E Alfredo non si chiamava Alfredo, bensì ”il tenore”. Il nome Violetta fu scelto in seguito, perché conteneva una sillaba in meno rispetto a Margherita: anche Alfredo sostituì l’originale ”Armando” perché dotato di un suono molto più adatto alla declamazione musicale. Nel comporre Verdi era un perfezionista e, anche se la ”Traviata” fu scritta in appena un mese e mezzo, le bozze rimaste testimoniano non pochi ripensamenti e correzioni. Ad esempio, quando il vecchio Germont (padre di Alfredo) entra in scena per costringere Violetta ad abbandonare l’amante, la battuta ”Madamigella Valery” acquista nella versione definitiva un’accentuazione decisamente ostile (mentre all’inizio era neutra). Anche la celebre aria ”Amami Alfredo” alla fine si presenta con un fraseggio più allargato: aggiungendo tre note, la frase acquista un colore molto più passionale. Per scrivere il maestro, di natura economa, utilizzava le pagine della carta da musica su un verso e sull’altro. Sul retro di alcuni fogli del manoscritto di ”Traviata” sono stati trovati una decina di pezzi inediti. Contengono uno schizzo finora sconosciuto di ”Tutte le feste al tempio” dal ”Rigoletto”. Tra le carte della villa di Sant’Agata si trova anche l’abbozzo di un’opera – o ”selva”, secondo la definizione verdiana – di cui nessuno sapeva l’esistenza: ”L’avola”, dalla novella di Franz Grillparzer, progetto iniziato nel 1846.