Alberto Arbasino sulla Repubblica dellí11/11/2000 a pagina 47., 11 novembre 2000
"Non è vero che ci fosse tutto questo culto e mito ininterrotto del vecchio Verdi, nella nostra Italia di ieri
"Non è vero che ci fosse tutto questo culto e mito ininterrotto del vecchio Verdi, nella nostra Italia di ieri. Tutta intera la nostra opera veniva spesso considerata un ”Partiam partiam e zumpappà per bifolchi e portinaie” da molti intellettuali e mondani, per buona parte del Novecento... Frequentavano il melodramma quasi solo Eugenio Montale (perché aveva studiato canto e recensiva la Scala sul Corriere d’informazione), Attilio Bertolucci (in quanto di Parma) e due teatranti appassionati come Peppino Patroni Griffi e Romolo Valli. Ma la generazione di Moravia non si è mai vista a un Verdi... Elsa Morante ascoltava solo Bach e Mozart sul grammofono. Immaginare Pasolini a un ”Rigoletto”, Cassola a una ”Traviata”, Calvino a un’’Aida”, o anche Vittorini e Pavese a un ”Ballo in maschera” o a una ”Forza del destino”, chiaramente diventa surrealismo, fox-trot, shimmy”.