Roberto Furlani, Corriere della Sera, 03/12/2000; pag.24, 3 dicembre 2000
I bovini sono la specie su cui l’uomo è intervenuto di più, una sorta di nave scuola su cui da sempre vengono sperimentate le innovazioni zootecniche
I bovini sono la specie su cui l’uomo è intervenuto di più, una sorta di nave scuola su cui da sempre vengono sperimentate le innovazioni zootecniche. Il progenitore originario dei moderni bovini si chiamava uro, estintosi nel 1627. Dopo decine di millenni di incroci e manipolazioni, delle sue caratteristiche morfologiche e anatomiche rimane ben poco. Oggi, ad esempio, i bovini sono di due tipi: da carne e da latte. Molti gli interventi umani nella loro riproduzione. Si ricorre ormai abitualmente all’inseminazione artificiale per aumentare il numero dei figli di un toro, del quale, peraltro, non è più richiesta neanche la presenza fisica nell’accoppiamento. Il seme a volte appartiene ad animali morti da tempo, e viene trasportato in aereo grazie all’azoto liquido alla temperatura di -273 gradi centigradi. Le bovine riescono a partorire al massimo sette-otto vitelli in un’intera vita, e per questo si opta sempre più spesso per l’embryo transfer. Si tratta di una tecnica che induce nelle vacche delle iperovulazioni che vengono prelevate, fecondate col seme del toro e successivamente impiantate in bovine ’riceventi’. Il numero degli embrioni prodotti rimane però ancora basso, e quindi si cerca di ovviare con ovuli fatti maturare e fecondati direttamente in vitro. L’incremento raggiunge in questo caso il 20-25 per cento rispetto a quello della fecondazione artificiale.