Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2000  dicembre 03 Domenica calendario

Tra la fine dell’XI secolo e la metà del XIII, i trovatori delle corti feudali del Sud della Francia inventarono ed esportarono in Italia e in Spagna il primo linguaggio della lirica d’arte in lingua volgare

Tra la fine dell’XI secolo e la metà del XIII, i trovatori delle corti feudali del Sud della Francia inventarono ed esportarono in Italia e in Spagna il primo linguaggio della lirica d’arte in lingua volgare. Tra i trovatori famosi ci fu Jaufre Rudel, che con la sua morte sancì e rese mitico l’’amor de longh”, irraggiungibile e proibito, per una donna lontana e di bellezza conosciuta solo per sentito dire. Jaufre Rudel si fece crociato e si mise in mare; ammalatosi per via, ebbe solo la soddisfazione di spirare tra le braccia della donna raggiunta in extremis e diventò l’emblema dell’amore a distanza, che neppure vuole spendersi nel possesso di un corpo. Quest’amor discreto era sempre rivolto a una donna di elevata condizione, in genere sposata, in ogni caso inaccessibile: per il poeta, un rapporto di vassallaggio che doveva destreggiarsi tra le gelosie talvolta armate dei mariti (Guilhem de Cabestanh fu ucciso nel fiore degli anni, per i suoi versi, da un consorte geloso) e le linguacce sempre velenose dei maldicenti. La poesia dei trovatori era destinata al canto dei giullari e accompagnata dal suono di una viola o di un’arpa.