Salvatore S. Nigro sul Sole 24-Ore del 3/12/2000 a pagina 37., 3 dicembre 2000
Tra la fine dell’XI secolo e la metà del XIII, i trovatori delle corti feudali del Sud della Francia inventarono ed esportarono in Italia e in Spagna il primo linguaggio della lirica d’arte in lingua volgare
Tra la fine dell’XI secolo e la metà del XIII, i trovatori delle corti feudali del Sud della Francia inventarono ed esportarono in Italia e in Spagna il primo linguaggio della lirica d’arte in lingua volgare. Tra i trovatori famosi ci fu Jaufre Rudel, che con la sua morte sancì e rese mitico l’’amor de longh”, irraggiungibile e proibito, per una donna lontana e di bellezza conosciuta solo per sentito dire. Jaufre Rudel si fece crociato e si mise in mare; ammalatosi per via, ebbe solo la soddisfazione di spirare tra le braccia della donna raggiunta in extremis e diventò l’emblema dell’amore a distanza, che neppure vuole spendersi nel possesso di un corpo. Quest’amor discreto era sempre rivolto a una donna di elevata condizione, in genere sposata, in ogni caso inaccessibile: per il poeta, un rapporto di vassallaggio che doveva destreggiarsi tra le gelosie talvolta armate dei mariti (Guilhem de Cabestanh fu ucciso nel fiore degli anni, per i suoi versi, da un consorte geloso) e le linguacce sempre velenose dei maldicenti. La poesia dei trovatori era destinata al canto dei giullari e accompagnata dal suono di una viola o di un’arpa.