Simon Singh, Codici e segreti, Rizzoli, 4 dicembre 2000
Le traduzioni del gesuita Kircher, tanto affascinanti quanto errate Secondo gli eruditi del Seicento, i geroglifici dovevano essere "semagrammi", ovvero elementi di una scrittura primitiva che tendeva a dipingere i pensieri e corrispondeva non a suoni linguistici ma a concetti
Le traduzioni del gesuita Kircher, tanto affascinanti quanto errate Secondo gli eruditi del Seicento, i geroglifici dovevano essere "semagrammi", ovvero elementi di una scrittura primitiva che tendeva a dipingere i pensieri e corrispondeva non a suoni linguistici ma a concetti. Partendo da questo presupposto, il gesuita tedesco Kircher, nel 1652, pubblicò un dizionario di interpretazioni allegoriche dal titolo "Oedipus aegyptiacus", e su quello si basò per una serie di traduzioni tanto affascinanti quanto errate. Ad esempio, la manciata di geroglifici che oramai sappiamo rappresentare semplicemente il nome del faraone Apries, Kircher li aveva tradotti così: "I benefici del divino Osiride vanno procurati per mezzo di cerimonie sacre e della catena dei geni, affinché i benefici del Nilo siano otenuti".