Denise Schmandt Besserat su la Repubblica del 27/10/00 a pagina 56., 27 ottobre 2000
Quando i testi cuneiformi non servirono più per contare ma per garantire la sopravvivenza dei morti nell’aldilà "Nel 2800 a
Quando i testi cuneiformi non servirono più per contare ma per garantire la sopravvivenza dei morti nell’aldilà "Nel 2800 a.C., 400 anni dopo l’invenzione delle tavolette di argilla, la scrittura era ancora esclusivamente collegata alla contabilità. I testi elencavano le mercanzie ricevute o distribuite dall’amministrazione di un tempio, registravano le donazioni terriere e contenevano i segni usati dai contabili per lo svolgimento dei loro compiti. Ci volle un settimo inventore per separare la scrittura dalla contabilità. Costui fu probabilmente uno scriba alla corte dei re di Ur nel 2700-2600 a. C. circa, il quale, invece di scrivere con uno stilo sull’argilla, usò un cesello per incidere oro, argento e lapislazzuli. Non scriveva sulle tavolette, ma su oggetti depositati nelle tombe. Lo scriba di corte di Ur non elencava le quantità di beni. Le sue iscrizioni non avevano a che fare con la contabilità, ma erano costituite da nomi di persona.(...) Per la prima volta lo scriba di Ur del 2700-2600 a.C., attribuì alla scrittura una nuova funzione, non più contabile, ma di rituale funerario. I Sumeri credevano che il nome di un morto dovesse esser pronunciato ad alta voce, ad intervallo regolare perché il suo spirito potesse esistere nell’oltretomba; tale credenza spiega i testi funerari. Maskalamdug inciso nell’oro suggerisce che forgiare i suoni di un nome scrivendoli sul metallo fosse considerato equivalente ad una perpetua ripetizione di esso a beneficio dello spirito del defunto. Dopo 5000 anni di uso nella contabilità, la seconda funzione della scrittura fu di garantire la sopravvivenza del morto nell’aldilà".