Giorgio Lago, la Repubblica del 20/11/2000 a pagina 25., 20 novembre 2000
Secondo Giorgio Lago, gli stranieri "non tentano il suicidio a Venezia perché Venezia sia una città da suicidio, ma perché vittime del marketing funereo quanto efebico di Thomas Mann e di Luchino Visconti
Secondo Giorgio Lago, gli stranieri "non tentano il suicidio a Venezia perché Venezia sia una città da suicidio, ma perché vittime del marketing funereo quanto efebico di Thomas Mann e di Luchino Visconti. Hanno fatto più danni nell’immaginario della città il racconto e il film ”La morte a Venezia” che il flagello delle acque alte". "I poveri aspiranti suicidi pagano una delle tante cartoline di Venezia, certamente la più letteraria e la meno credibile. Avessero letto meno elegie e frequentato per qualche ora il popolo della Giudecca, non sarebbero mai finiti al pronto soccorso. Tanto meno se, alle pagine umbratili di Mann, avessero preferito i versi in lingua veneziana di Giorgio Baffo, definito il più grande poeta priapico del mondo, il cantore di ogni più intimo prurito della carne". "Insomma, non se ne può più della caricatura romantica, da ponte dei sospiri esistenziali: questo è il solo tema sul quale sono d’accordo i professori Cacciari e Brunetta. vero, il centro storico sta da tempo sotto la soglia dei 70 mila abitanti, ma in un giorno medio feriale arrivano a Venezia centomila persone, delle quali settantamila pendolari. Un record mondiale: 70 mila residenti, 70 mila pendolari! (...) L’idea suicida non abita qui: è anch’essa turistica. Visto che i 25 aspiranti suicidi si sono tutti salvati, ora non resta che salvare Venezia".