Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 30/12/2000; pag.106, 30 dicembre 2000
Giovanni Minoli: «Il primo paio di pantaloni veramente mio l’ho avuto verso i 17 anni. Mia madre, all’inizio dell’anno, faceva un grande mucchio di indumenti e noi, a turno, sceglievamo e ce ne andavamo con il fagotto
Giovanni Minoli: «Il primo paio di pantaloni veramente mio l’ho avuto verso i 17 anni. Mia madre, all’inizio dell’anno, faceva un grande mucchio di indumenti e noi, a turno, sceglievamo e ce ne andavamo con il fagotto. Mio padre aveva inventato per noi la gestione autonoma del territorio. Noi avevamo una casa bella a Torino, su due piani. Sotto era una casa normale. E sopra noi, gli otto figli, le belve. Ogni tre mesi facevamo le elezioni: chi vinceva dettava le regole della convivenza. Io ero il terzo, il capo dell’opposizione. Cercavo di convincere mio fratello Enrico a votare per me ma Carlo, il primogenito, gli regalava le macchinine e lo convinceva. Avevamo scoperto il voto di scambio». «Ero un grande sportivo. 10"8 sui cento metri, nazionale universitario di sci, serie D a pallone.». «Mio padre Eugenio era un grande padre e un grande uomo. Si è laureato a vent’anni, a ventotto aveva la cattedra di procedura civile. E’ stato l’inventore dell’arbitrato internazionale».