Edvard Radzinskij, Rasputin, La vera storia del contadino che segn la fine di un impero, Mondadori, pp. 535., 7 dicembre 2000
Così Rasputin spiegava il fondamento religioso del peccato: «Avvicinò una poltrona e si sedette di fronte a me, mettendo le mie gambe tra le sue ginocchia: "Non credere ai preti, sono stupidi, non conoscono tutto il segreto! Il peccato è stato dato per questo, per pentirsi, e il pentimento è gioia per l’anima, forza per il corpo, capisci? Ah animuccia mia, mia ape da miele! Bisogna capirlo, il peccato! Non c’è pentimento, non c’è gioia! Vuoi che ti mostri il peccato? Osserva il digiuno, e la prossima volta vieni da me dopo la comunione, quando nell’anima avrai il paradiso
Così Rasputin spiegava il fondamento religioso del peccato: «Avvicinò una poltrona e si sedette di fronte a me, mettendo le mie gambe tra le sue ginocchia: "Non credere ai preti, sono stupidi, non conoscono tutto il segreto! Il peccato è stato dato per questo, per pentirsi, e il pentimento è gioia per l’anima, forza per il corpo, capisci? Ah animuccia mia, mia ape da miele! Bisogna capirlo, il peccato! Non c’è pentimento, non c’è gioia! Vuoi che ti mostri il peccato? Osserva il digiuno, e la prossima volta vieni da me dopo la comunione, quando nell’anima avrai il paradiso. E io ti mostrerò il peccato". Qualcuno di terribile, di spietato mi guardava dalla profondità di quelle pupille quasi completamente celate. Ma poi d’un tratto gli occhi si aprirono, le rughe si spianarono e dandomi un’occhiata di sfuggita con uno sguardo carezzevole chiese sottovoce: "perché mi guardi in quel modo, apina?", e inchinatosi mi baciò con fredda esultanza monacale» (Vera Zukovskaja).