Giorgio Montefoschi, Quando leggere un piacere, Rizzoli, 2000 da pagina 36-42, 8 dicembre 2000
Gli spartani delimitavano i confini della loro città lanciando una freccia. Non avevano mura difensive perché la città doveva essere difesa solo dal valore dei suoi abitanti
Gli spartani delimitavano i confini della loro città lanciando una freccia. Non avevano mura difensive perché la città doveva essere difesa solo dal valore dei suoi abitanti. Alcuni soldati incidevano una mosca a grandezza naturale sul proprio scudo, per dimostrare che in battaglia avrebbero affrontato il nemico così da vicino da fargliela vedere. Un mantello ruvido era il solo indumento che gli spartani ricevevano in un anno dai governatori della loro città, dove tra l’altro erano vietati bagni, unzioni e profumi. L’unico vezzo ammesso erano i capelli lunghi. Gli spartani ritenevano che non si dovesse combattere troppo spesso con lo stesso nemico, per non abituarlo alla battaglia. A Sparta non esisteva la proprietà privata né beni di lusso, ma i giovani venivano incoraggiati a rubare e venivano puniti solo se colti sul fatto. Le leggi non erano scritte perché, fin dall’epoca di Licurgo, si credeva che i buoni principi, se interiorizzati, non avessero bisogno di essere codificati.