Giorgio Montefoschi, Quando leggere un piacere, Rizzoli 2000, pagine 36-42, 8 dicembre 2000
Gli spartani ritenevano che non si dovesse combattere troppo spesso con lo stesso nemico, per non abituarlo alla battaglia
Gli spartani ritenevano che non si dovesse combattere troppo spesso con lo stesso nemico, per non abituarlo alla battaglia. I principi di base dell’educazione dei giovani erano l’obbedienza, la resistenza alla fatica e la determinazione a combattere fino alla vittoria o alla morte. Tanto che le madri uccidevano i figli che tornavano illesi dalla guerra, ed esultavano alla notizia della loro morte in battaglia. I giovani da educare venivano divisi in gruppi, ognuno guidato da un tutore (l’irene) che li seguiva in tutto, anche negli incontri amorosi. Dopo il pranzo, il tutore faceva delle domande ai ragazzi, e mordeva il braccio di chi non sapeva rispondere.