Giuseppe Scaraffia, Amica 29/12/00 pagina 178-179, 29 dicembre 2000
In un catalogo del 1739 un falegname parigino offre un bidet in legno e porcellana con schienale e piano ribaltabile, nonché un bidet doppio (da utilizzare in due, contemporaneamente)
In un catalogo del 1739 un falegname parigino offre un bidet in legno e porcellana con schienale e piano ribaltabile, nonché un bidet doppio (da utilizzare in due, contemporaneamente). Il bidet, nato in Francia nel Settecento, fa la sua comparsa prima nelle case dei libertini e poi, malgrado la condanna della Chiesa, in quelle della borghesia. Spesso i lavaggi diventavano una cerimonia sensuale, ad esempio un’eroina di Rétif de la Bretonne, la prostituta Nenette, eccita il cliente facendosi lavare, davanti a lui, dalla tenutaria del bordello. Nelle case chiuse, alcuni signori avevano persino l’abitudine di bere l’acqua usata dalle loro dame. All’epoca di Luigi XV, il bidet fu soprannominato «il confidente delle donne». Una favorita del re, Madame du Barry, collezionava bidet tutti decorati e guarniti di velluto. Presto, anche gli ufficiali e i viaggiatori non poterono più fare a meno del «petit bidet de voyage», in metallo, con i piedi reclinabili. Nell’«Enciclopedia» di Diderot e d’Alembert il bidet è ancora soltanto il nome di un piccolo cavallo. Un secolo dopo, nel «Grand Larousse du XIX siècle», diventa un «mobile da toeletta che racchiude un catino su cui ci si può mettere a cavalcioni». Nell’Ottocento, in una casa borghese c’era un bidet ogni due stanze. Nello stesso secolo, in un’incisione di Boilly, un dandy guarda una dama seduta su un bidet coperto dalla mussolina del suo abito. Napoleone, nelle campagne di guerra, non rinunciava a un bidet in argento dorato, racchiuso in un fodero di mogano (nel suo testamento, lasciò al figlio quello adoperato prima della battaglia di Austerlitz).