Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2000  dicembre 12 Martedì calendario

"E la voce se ne va. Finito! La giornataccia è stata abbastanza dura... ho avuto da fare. Tutto vuoto, e così i conti sono regolati

"E la voce se ne va. Finito! La giornataccia è stata abbastanza dura... ho avuto da fare. Tutto vuoto, e così i conti sono regolati. E la valle di Josafatte è vuota nel silenzio. No, nel silenzio generale si sente una voce... Oh!.. Allora si volta: chi è là? Sono io. Io, io chi? Sono io, Marx... Ah, Marx Marx il politico, quello milleottocento millenovecento, che mi ha dato abbastanza da fare. Accidenti, eh! Ho capito, lei Franco Marx, com’è? No, Carlo. Ah, Carlo, scusa è stata una giornataccia, ci ho avuto da fare, sbaglio coi nomi. Carlo Marx, caro Carlo Marx come se’ rimasto lì? Io protesto. Protesti? Sì, perché mi hai condannato. Eh, e cosa protesteresti, caro, caro Carlo Marx? Cosa hai fatto nella tua vita? E Marx dice: vedi io nella mia vita ho detto ”Gli uomini sono tutti uguali”. E questo, caro Carlo Marx, l’ho detto prima io, uguale. E poi? E poi ho detto che i ricchi sono degli esseri non giusti e che dovrebbero dare i soldi ai poveri per falli stare meglio. E questo pure, caro Carlo Marx, l’ho detto prima io. Bravo! E poi? E poi ho detto che gli operai e i proletari dovevano lavorare meno e mangiare di più a scapito dei ricchi. E questo pure, caro Carlo Marx, l’avevo detto prima io. Mi sembra che si copi un po’ troppo, caro Carlo Marx. E allora Marx gli dice: se condanni me condanni anche te perché abbiamo detto le stesse cose. Eh no, caro Carlo Marx, caro copione, perché anche tu hai commesso un errore. E Marx gli fa: quale? Hai detto che io non c’ero e invece eccomi qua! Eh, eh, come la mettiamo? Ah, ci sei rimasto male, caro Carlo Marx. E così t’abbiamo condannato. E allora Marx dice: e qual è la condanna? Siccome hai detto che non c’ero, caro Marx, tu farai il portiere e siccome io ci ho molto da fare, sono occupato e mi cercano sempre e non voglio essere disturbato, ogni volta che mi cercano tu gli risponderai: mi dispiace, Dio non c’è" (Roberto Benigni nel monologo sul Giudizio Universale nel film ”Il Pap’occhio”).