Indro Montanelli, Corriere della Sera 13/12/2000 a pagina 35, 13 dicembre 2000
«Il giornalista Orio Vergani scriveva sempre a penna, su un mucchietto di carte tagliate a metà e che a metà riempiva in senso trasversale: per intero la prima riga, poi partendo nella seconda da uno spazio bianco, che nelle righe successive si allungava fino a non lasciargli nell’ultima che lo spazio per una parola sola, il tutto con l’aiuto di due droghe: una sigaretta via l’altra e tazze su tazze di caffè; tirava via sino in fondo senza una esitazione né un pentimento
«Il giornalista Orio Vergani scriveva sempre a penna, su un mucchietto di carte tagliate a metà e che a metà riempiva in senso trasversale: per intero la prima riga, poi partendo nella seconda da uno spazio bianco, che nelle righe successive si allungava fino a non lasciargli nell’ultima che lo spazio per una parola sola, il tutto con l’aiuto di due droghe: una sigaretta via l’altra e tazze su tazze di caffè; tirava via sino in fondo senza una esitazione né un pentimento. Poi, mentre con la destra vergava quell’ultima parola dell’ultima riga, con la sinistra premeva il campanello per chiamare il fattorino cui consegnava il foglio senza rileggerlo. Rileggeva tutto in bozza, ma senza mai trovare nulla da correggere o da cambiare. Per questa sua facilità lo chiamavano ’Orio felix’».