Carlo Grande su La Stampa del 13/12/00 pagina 24, 13 dicembre 2000
Il fotografo Ariberto Segàla ha girato l’Italia alla ricerca dei motti scritti durante il regime fascista sui muri dei paesi (ne ha raccolti centinaia in un libro dal titolo ”I muri del Duce”)
Il fotografo Ariberto Segàla ha girato l’Italia alla ricerca dei motti scritti durante il regime fascista sui muri dei paesi (ne ha raccolti centinaia in un libro dal titolo ”I muri del Duce”). Alcuni esempi: «Nessuno ha potuto fermarci, nessuno ci fermerà», «Il secolo XX sarà il secolo del fascismo». Molte di queste frasi sono state gelosamente conservate dalla stessa gente di campagna (spesso s’incontrano all’entrata e all’uscita dai paesi), «perché ormai fanno parte del loro paesaggio mentale». Altre volte riaffiorano periodicamente sotto intonaci consumati. Tratti dai discorsi di Mussolini, i motti erano distribuiti secondo il contenuto: «Il fascismo crede ancora e sempre nella sanità e nell’eroismo» andava bene all’esterno delle case del Fascio, mentre all’interno comparivano frasi come «Né onori, né cariche, né guadagni ma il dovere e il combattimento». Nelle sedi dei fasci femminili si scriveva «Voi dovete essere le custodi dei focolari». Per le case rurali si preferiva «I popoli che abbandonano la terra sono condannati alla decadenza». All’Opera nazionale del Dopolavoro: «La patria si serve soprattutto in silenzio, in umiltà e in disciplina». Segàla ha fotografato anche i noti «Credere, obbedire e combattere», «Il duce ha sempre ragione» e l’ immancaabile «Silenzio, il nemico ci ascolta» (comparso sul finire della guerra). Curiosità: a Milano è facile notare, vicino a piccole finestrelle, la scritta U.S. (uscita di sicurezza). E’ quel che resta della segnaletica che indicava l’ubicazione di un rifugio anti-aereo.