Michele Brambilla su Sette del Corriere della Sera del 14712/2000, pagine 228-233., 14 dicembre 2000
I figli di Giovannino Guareschi, Alberto e Carlotta, raccontano come il padre raccolse le immagini del "Mondo piccolo" della bassa parmense, poi consacrato dai celebri romanzi su Peppone e Don Camillo
I figli di Giovannino Guareschi, Alberto e Carlotta, raccontano come il padre raccolse le immagini del "Mondo piccolo" della bassa parmense, poi consacrato dai celebri romanzi su Peppone e Don Camillo. Secondo loro, tutto nacque da una sbronza. «Una sera del 1942 dissero a nostro padre che suo fratello era disperso in Russia. Ne fu talmente sconvolto da prendersi una sbronza clamorosa, che gli fece uscire dalla bocca cose terribili contro Mussolini e gli fece tirare una testata contro una vetrata della guardiola della portineria di casa, in via Ciro Menotti a Milano. Per farlo riprendere dopo la botta in testa, qualcuno pensò bene di dargli dell’ammoniaca. Ma non di fargliela annusare, come forse sarebbe stato utile: gliela fecero bere. Il risultato furono una denuncia alla polizia politica, una notte in "segreta" e il richiamo alle armi. Ma anche un’ulcera gastrica, che gli permise di ottenere subito una licenza, che venne a trascorrere a Marore, nel parmense, dove eravamo sfollati. Fu durante quella licenza che cominciò a fotografare i luoghi dove avrebbe poi ambientato i racconti di "Mondo piccolo". Molti dei disegni che illustrano le storie di Don Camillo e Peppone sono "copiati" da quelle fotografie».