14 dicembre 2000
BASTIANINO
Fra il 1577 e il 1580 il pittore Sebastiano Filippi, detto il Bastianino, si chiuse «come in clausura» nel duomo di Ferrara per dipingere il ”Giudizio Universale”: ebbe «fama imperitura» ma si perse la fidanzata. Gregorio Boari, che restaurò l’opera nel 1852: «Il nostro autore aveva promesso fede di matrimonio ad una vezzosa giovane, e null’altro aspettava che di dar termine al suo lavoro per liberare la sua parola. Ma costei, impaziente per siffatto ritardo, ruppe la data fede e disposò un altro». Risultato: «la fedifraga impaziente», l’avvenente e prosperosa Livia Grazioli, è ritratta nell’affresco «in attitudine lasciva e disperata» mentre viene trascinata negli inferi. Accanto a lei, il «bel tomo» che l’aveva conquistata, in procinto d’esser impalato da un diavolo. Nelle vicinanze, un demone reca il cartello: ”Nullum Modum impunitum”, «che si può intendere... niente resterà impunito» (Vincenzo Tessandori, ”La Stampa” 8/12/2000).