Francesco Merlo sul Corriere della Sera dellí11/12/2000 a pagina 1 e 15., 11 dicembre 2000
«Lo scrittore Andrea Camilleri è il gran ciambellano di un espediente retorico, la sicilitudine, che ormai dilaga con lui: nei libri, nei giornali, sui palcoscenici di paese e di città
«Lo scrittore Andrea Camilleri è il gran ciambellano di un espediente retorico, la sicilitudine, che ormai dilaga con lui: nei libri, nei giornali, sui palcoscenici di paese e di città...». «Chi volesse capire dove porta la sicilianità come genere letterario, e cosa produce quella Sicilia immaginaria delle macchiette e degli stereotipi [...] dovrebbe avere la pazienza di leggere l’ultima fatica politica della commissione Antimafia». «In 99 pagine, la Commissione non solo sbaglia date e nomi, ma [...] si perde in un racconto di maniera [...] Denuncia ”la tragedia orribile degli almeno cento morti ammazzati” a Catania, anche se quest’anno i morti ammazzati a Catania sono stati cinque e l’anno scorso trenta , e prima ancora trentacinque». «Allo stesso modo Camilleri inventa una Sicilia arcaica, un’insularità quasi biologica, come se la sicilianità fosse una qualità del liquido seminale, un Dna, una separatezza che ovviamente non esiste se non come stereotipo, come pregiudizio che raccoglie, in disordine, malanni personali e banalità di ogni genere, nonne con le mutande a baldacchino e zii preti, la voracità sessuale come espressione del lirismo di un popolo, l’amicizia come retorica, l’omicidio come voce del Diritto Amministrativo, la pennichella come ritorno alla natura, le melanzane e la pasta con le sarde come archetipo di una modesta ma sicura felicità. Il tutto descritto con la lascivia sentimentale di certe orrende cose di noi stessi che ci piacciono tanto, quasi fossero anacronistiche virtù» (Francesco Merlo).