Marzio G. Mian, IO Donna 16/12/2000 a pagina 84, 16 dicembre 2000
Il pene. Alberto Moravia lo chiamava con reverenza ’Lui’, ma ci parlava come si fa con un vecchio amico d’infanzia, un testimone delle nostre debolezze a cui non si può mentire
Il pene. Alberto Moravia lo chiamava con reverenza ’Lui’, ma ci parlava come si fa con un vecchio amico d’infanzia, un testimone delle nostre debolezze a cui non si può mentire. Ad Alessandro Gassman «fa schifo» perché «il coso è antiestetico, Fidia e Michelangelo lo scolpivano in proporzioni simboliche. A me fa senso anche vedere quello di una scimmia». Al professore di Estetica Stefano Zecchi piace «immaginare un mondo senza il meccanismo perverso della misura. Un mio collega dice che quando le giapponesi diranno ai giapponesi la verità, cioè che ce l’hanno piccolo, crollerà l’economia nipponica. Perché quello è un sistema economico basato sul tabù del pene più che sul mercato». Secondo Barbara Alberti «Avere il pene piccolo o grande è come essere alti o bassi, e ci sono dei bassi micidiali come Napoleone o Lenin. L’unico inerme e triste nudo è quello maschile. La donna è coperta, non mostra niente e, secondo me, è attratta dalle forme delle altre donne».