Michele Farina, Sette, 21/12/00 pagina 39-41, 21 dicembre 2000
Alexandre Dumas aveva la passione per il cibo. A casa sua gli amici mangiavano a qualsiasi ora. Nel 1849, per inaugurare il suo castello a Parigi, offrì ai seicento invitati trecento bottiglie di bordeaux, trecento di borgogna e cinquecento di champagne
Alexandre Dumas aveva la passione per il cibo. A casa sua gli amici mangiavano a qualsiasi ora. Nel 1849, per inaugurare il suo castello a Parigi, offrì ai seicento invitati trecento bottiglie di bordeaux, trecento di borgogna e cinquecento di champagne. Vent’anni dopo si ammalò di diabete e smise di mangiare (beveva l’assenzio per ritrovare l’appetito). Non scriveva più, ma cominciò a dettare alla copista Saturnina un libro di ricette. L’anguilla della Senna, il tartufo nero alla russa, i maccheroni napoletani, il «dolce della regina» (mezzo chilo di mandorle dolci, un chilo di zucchero e quattro tuorli d’uovo) e così via. C’è persino la ricetta dell’elefantino:«Prendete una o più zampe di elefante giovane, togliete la pelle e le ossa dopo averle fatte sgrassare per quattro ore nell’acqua tiepida. Cuocete a fuoco basso per dieci ore con quattro cipolle, una testa d’aglio, qualche spezia indiana, una mezza bottiglia di madera e tre cucchiai di brodo di carne». Nel marzo del 1870 il manoscrittto fu consegnato all’editore, il 5 dicembre Dumas morì. Il libro fu pubblicato tre anni dopo. La versione integrale con tremila ricette, intitolata «Grand dictionnaire de cuisine», uscì nel 1965.