Vittorio Paliotti, Il Mattino pagina della cultura, 22 dicembre 2000
Trilussa, figlio di un cameriere e di una sartina, nacque il 26 ottobre 1871. All’età di tre anni rimase orfano di padre, frequentò poi la scuola dei fratelli Cristiani ma in quarta elementare fu bocciato: «Alquanto dissipato, disattento, ciarliero» lo definì un suo maestro
Trilussa, figlio di un cameriere e di una sartina, nacque il 26 ottobre 1871. All’età di tre anni rimase orfano di padre, frequentò poi la scuola dei fratelli Cristiani ma in quarta elementare fu bocciato: «Alquanto dissipato, disattento, ciarliero» lo definì un suo maestro. All’età di quindici anni lasciò la scuola. Esordì come poeta a sedici anni, nel 1887, sul gionale«Rugantino» diretto da Giggi Zanazzo e stampato nella tipografia Perino. Seguirono il libretto «Stelle di Roma», «Sonetti romaneschi» e «Favole romane». Conteso da molte donne, non si sposò mai. Ebbe una passioncella per la cantante Lina Cavalieri (giudicata la donna più bella del mondo) e si innamorò di Leda Gys, diva del cinema muto, che tuttavia preferì sposare il produttore napoletano Gustavo Lombardo. Il suo rifiuto per qualsiasi attività lavorativa convenzionale, lo costrinse a un’esistenza sempre stentata. Riuscì a vivere tranquillo solo quando fornì, tra il 1890 e il 1910, macchiette in lingua italiana al comico napoletano Nicola Maldacea che si esibiva al «Salone Margherita». Il primo stipendio fisso gli arrivò dodici ore prima della sua morte (il 21 ottobre del 1950). Era il vitalizio per la sua nomina a senatore a vita. Trilussa si rifiutò di incassarlo appena arrivato perché «era quasi il tocco», le banche stavano chiudendo.