28 dicembre 2000
«Quando Longanesi, disegnandone di sua mano perfino i caratteri tipografici, fece Omnibus, che rimane, come impaginazione e contenuti, l’insuperato modello del settimanale a rotocalco, fra i "ragazzi di bottega", come Longanesi li chiamava anche per pagarli poco, oltre a Pannunzio, Benedetti e il sottoscritto, c’era un certo Ennio Flaiano, che col tempo si rivelò non dico il più bravo di tutti noi, ma il più somigliante al Maestro
«Quando Longanesi, disegnandone di sua mano perfino i caratteri tipografici, fece Omnibus, che rimane, come impaginazione e contenuti, l’insuperato modello del settimanale a rotocalco, fra i "ragazzi di bottega", come Longanesi li chiamava anche per pagarli poco, oltre a Pannunzio, Benedetti e il sottoscritto, c’era un certo Ennio Flaiano, che col tempo si rivelò non dico il più bravo di tutti noi, ma il più somigliante al Maestro. Il quale gli consigliò di scrivere un romanzo sulle sue vicissitudini in Abissinia e gliene suggerì anche il titolo: "Tempo di uccidere". Lo lesse, lo corresse (Longanesi corregeva tutti, anche Bacchelli, anche Moravia). E poi, come lo stesso Flaiano mi raccontò, gli disse: " un bel racconto, ma non ne scriva altri perché del racconto Le manca il fiato". E siccome l’altro era rimasto (sfido, io!) alquanto perplesso, gli chiese: "Lei è capace di scrivere una frase come: ella staccò la fronte dal vetro della finestra per tornare in mezzo alla stanza? No, di queste banalità lei non è capace, e quindi non è capace nemmeno di scrivere romanzi che di donne che staccano la fronte dal vetro della finestra non possono fare a meno, anche Tolstoj ne è pieno... Sa cos’è lei? Un memorialista condannato, come me, alla battuta. Si contenti e vada con Dio". Un attimo di pausa, poi aggiunse: " Che è il modo più sicuro per finire male» (Indro Montanelli).