Roberto Beretta su Avvenire del 28/12/2000 a pagina 21., 28 dicembre 2000
Sulla Strage degli Innocenti divulgata dai Vangeli ci sono diverse congetture. Le interpretazioni degli studiosi divergono: da una parte i "negazionisti", «che relegano la strage nelle lande brumose dell’immaginario»; dall’altra gli "apologeti", che tentano persino di stabilire l’esatto numero delle vittime
Sulla Strage degli Innocenti divulgata dai Vangeli ci sono diverse congetture. Le interpretazioni degli studiosi divergono: da una parte i "negazionisti", «che relegano la strage nelle lande brumose dell’immaginario»; dall’altra gli "apologeti", che tentano persino di stabilire l’esatto numero delle vittime. Gli ingredienti per alimentare l’interesse ci sono tutti: «un "cattivo" spietato, l’eroe buono che riesce a fuggire perché avvisato da un sogno, l’inutile pluriomicidio a freddo, il pianto delle madri e la vendetta della provvidenza sul reo, defunto atrocemente di lì a poco». Gli studi recenti di biblisti e teologi hanno rivalutato l’attendibilità storica di questo episodio dei Vangeli, che in passato era stato un po’ ridimensionato. «Ecco dunque i Magi che proprio al despota chiedono lumi sul neonato re dei Giudei e il tiranno vorrebbe che tornassero a dargli notizie, dopo averlo trovato; ma i Re d’Oriente - grazie a un avvertimento celeste - mangiano la foglia e cambiano l’itinerario: al che il Grande s’infuria, e, tanto per garantirsi il trono... ordina che a Betlemme e dintorni s’uccidano "tutti i bambini maschi, dai due anni in giù". Invano, perché l’oggetto finale dell’azione erodiana, ovvero Gesù, si era già messo in salvo con la famiglia». Gli studiosi si sono chiesti per quale motivo l’evangelista che riporta la storia avrebbe dovuto inventarsi un episodio del genere, se invenzione c’è stata. I negazionisti rispondono: per avvalorare la profezia di Osea («Ho chiamato mio figlio dall’Egitto») e quella di Geremia («Ho udito un lamento in Rama, è Rachele che piange i suoi figli»). E poi, dicono, la strage degli Innocenti è la fotocopia dell’uccisione dei primogeniti degli ebrei per opera degli egiziani narrata nell’Antico Testamento. Di certo Erode, che fece uccidere due dei suoi stessi figli, non era tipo da farsi troppi scrupoli: tuttavia, lo storico Flavio Giuseppe non fa parola di un evento del genere. Del resto, tra i greci e i romani (diversamente dagli ebrei), l’uccisione di un bambino non veniva neppure considerata un vero e proprio omicidio. E poi una strage degli innocenti era già avvenuta pochi mesi prima della nascita di Augusto, quando (narra Svetonio) il senato aveva proibito per un anno di allevare figli maschi, in seguito a un vaticinio che preannunciava la nascita di un re. Secondo lo studioso Cristiano Grottanelli, che ha studiato il sacrificio dei bambini nel mondo mediterraneo antico, questo non è l’unico dei miti antichi in cui «la nascita di un erede scatena nel regnante una reazione omicida»: basti pensare al dio Urano e al figlio Kronos, o al neonato Zarathustra minacciato di morte, o ancora a Romolo e Remo scampati da bambini a una strage ordinata dall’usurpatore.