Giulio Busi Il Sole 24 Ore 24/12/00 pagina 29, 24 dicembre 2000
Gli adepti del movimento americano «Messianic Judaism» si dicono ebrei, osservano le feste giudaiche, circoncidono i loro figli, sostengono lo Stato d’Israele
Gli adepti del movimento americano «Messianic Judaism» si dicono ebrei, osservano le feste giudaiche, circoncidono i loro figli, sostengono lo Stato d’Israele. Il loro Messia è Yeshua, Gesù di Nazaret. I libri sacri del giudaismo messianico sono la Bibbia Ebraica e il Nuovo Testamento: il Talmud e il Mishnah, scritti della tradizione rabbinica, sono considerati guide pratiche e spirituali. I giudeo-cristiani sono organizzati in comunità indipendenti guidate da «rabbini» e rifiutano di celebrare il Natale e la Pasqua, considerandole feste pagane. Il movimento ha le sue origini nell’Ottocento: nel tentativo di convertire al cristianesimo il maggior numero possibile di ebrei, i missionari protestanti sostenevano la «giudaicità» del messaggio evangelico. Nel 1915 nasce la «Hebrew Christian Alliance», la prima organizzazione giudaico-cristiana. Negli anni Settanta, nelle università americane si forma il movimento dei «Jews for Jesus». Oggi gli adepti del movimento «Messianic Judaism» sono duecentomila. Uno studioso ebreo americano li considera eretici: «Abbracciare Gesù, il centro radioattivo della non-ebraicità ("goyishness"), equivale a un suicidio etnoculturale». Secondo un alto prelato, responsabile delle relazioni ebraico-cristiane, il giudaismo messianico dà un’immagine falsata del cristianesimo: «Il movimento infastidisce sia gli ebrei che i cristiani, perché minaccia alla base il rispetto reciproco tanto faticosamente raggiunto».