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 2001  gennaio 02 Martedì calendario

Il quotidiano francese "Le Figaro" ha compilato una lista dei termini in via d’estinzione. L’elenco non ha pretese scientifiche, perché i cambiamenti del linguaggio da un secolo all’altro richiederebbero indagini approfondite: anzi, il giornale invita i lettori ad aggiungere la propria lista personale di parole «moribonde» ( o meglio, «in fase terminale», perché «morente», o «moribonda» sono appunto parole prossime alla sparizione)

Il quotidiano francese "Le Figaro" ha compilato una lista dei termini in via d’estinzione. L’elenco non ha pretese scientifiche, perché i cambiamenti del linguaggio da un secolo all’altro richiederebbero indagini approfondite: anzi, il giornale invita i lettori ad aggiungere la propria lista personale di parole «moribonde» ( o meglio, «in fase terminale», perché «morente», o «moribonda» sono appunto parole prossime alla sparizione). Tra i termini sempre meno usati ci sarebbero «fidanzato» (che è diventato «compagno» oppure «uno con cui si ha una storia» e sopravvive solo con sfumatura d’ironia per indicare un legame effimero), «padrone» (trasformato in «imprenditore» e «solo occasionalmente resuscitato come insulto dai licenziati al limite dell’esasperazione»), «povero», diventato «meno abbiente», espressione alla pari con tutta una serie di eufemismi tipo «non vedente», «non udente», eccetera: «e non si sa bene se queste parole cadano in disuso per rispetto verso il menomato o perché davano fastidio ai sani. Insomma, è in atto una presa di distanza dalle definizioni più immediate e concrete, che per esempio cancella "drogato" a favore di "tossicomane"». Ancora: «spazzino» diventa «operatore ecologico», la «cameriera» si trasforma in «collaboratrice domestica», il «contadino» in «operatore agricolo». «E per un giovane che impara un lavoro non si dice più "apprendista": sa troppo di manualità, di bottega. Niente "apprendistato", dunque, ma "formazione professionale": non puzza di sudore e, chissà perché, fa sentire importanti». Tra le parole morenti figurano anche «carità» e «caritatevole», sostituite da «solidarietà» e «umanitario». Ma «non è vero che una parola vale l’altra: se per un gesto "umanitario" basta metter mano al portafogli, per essere "caritatevoli" bisogna farlo con il cuore».