Marta Sordi Avvenire 7/1/2001 a pagina 23, 7 gennaio 2001
Greci, romani ed etruschi consultavano gli oracoli non per conoscere il futuro ma per scoprire la volontà degli dèi
Greci, romani ed etruschi consultavano gli oracoli non per conoscere il futuro ma per scoprire la volontà degli dèi. I capi delle città-Stato elleniche li consultavano prima di dichiarare una guerra, di decidere una pace o di emanare nuove leggi. Il più noto degli oracoli greci è quello di Delfi, consultato spesso anche da etruschi e romani, e collegato al culto di Apollo a partire dall’VIII secolo a.C. Prima di questa data, a Delfi veniva venerata la dea della Terra: tracce di questo culto, una costruzione circolare (Tholos) e una leggenda secondo cui il mostro Pitone fu ucciso proprio da Apollo. L’oracolo di Apollo si manifestava alla Pizia, sacerdotessa vergine, ma veniva interpretato dai sacerdoti del santuario. Grazie alle offerte di coloro che chiedevano responsi, Delfi divenne una sorta di banca della Grecia. L’oracolo delfico era molto conteso: i Focesi ne rivendicavano il controllo, perché sorgeva sul loro territorio, ma le autorità religiose del santuario volevano che fosse considerato extraterritoriale. Per questo nacque l’Anfizionia, federazione religiosa che rappresentava l’intera Grecia e raccoglieva dodici ethné (popoli). L’Anfizionia era composta da ventiquattro rappresentanti (ieromnemoni), due per ogni stato membro: si riunivano in primavera a Delfi o alle Termopili, e stabilivano le regole d’accesso al santuario. Le infrazioni venivano punite con multe. Nei casi più gravi si ricorreva alla guerra sacra: tutti i membri dell’Anfizionia combattevano contro il colpevole. La prima guerra fu contro i Focesi, nel VI secolo a.C.