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 2001  gennaio 10 Mercoledì calendario

Federico Fellini raccontava di aver appreso dell’Oscar per "Le notti di Cabiria", nel ’58, da una telefonata mal riuscita: «Dovevo telefonare a una persona, ma si vede che ho composto male i numeri, e all’improvviso ho sentito una voce grave ma simpatica che mi avvertiva che al Pentagono era stato lanciato un missile e che era già in orbita

Federico Fellini raccontava di aver appreso dell’Oscar per "Le notti di Cabiria", nel ’58, da una telefonata mal riuscita: «Dovevo telefonare a una persona, ma si vede che ho composto male i numeri, e all’improvviso ho sentito una voce grave ma simpatica che mi avvertiva che al Pentagono era stato lanciato un missile e che era già in orbita. Subito dopo la stessa voce mi diceva che a Los Angeles l’Italia aveva avuto per il secondo anno consecutivo il Premio dell’Oscar con "Le notti di Cabiria". Era il giornale radio telefonico, ma quella comunicazione era così intima e privata, sussurrata proprio alle orecchie, che stavo quasi per ringraziare». Mentre è sul punto di girare, nel marzo ’59, la scena del bagno di Anita Ekberg nella fontana di Trevi, Fellini dice all’inviato Rai Carlo Mazzarella: «Ora noi stiamo provando i fuochi e le misure esatte e i segni precisi; quindi, non potendo continuare a tenere a mollo Anita, mettiamo una controfigura maschile». Il successo de "La dolce vita" è subito mondiale, e da Cannes il regista lo racconta così: «Vedi laggiù quei tre canadesi? Mi stanno braccando da un paio di giorni. Vogliono sapere perché Steiner, il personaggio de "La dolce vita", ha ammazzato i bambini... La cosa più divertente è stata una signora che aveva un pezzo di naso d’oro, che ho incontrato stamattina a bordo di una Cadillac, e aveva una scimmietta in braccio. Ha fatto fermare la macchina guidata dall’autista e mi ha detto: "Lei è Fellini? - con questo naso scintillante, con una vocetta metallica, proprio - Ma perché nel suo film non c’è neanche una persona normale?"». Alla prima mondiale di "Otto e mezzo", Fellini spiega il titolo: «Si chiama così perché è arrivato dopo otto film e mezzo». Il successo fu tale che in America (dove 8 e mezzo è una misura di cappelli), un industriale chiese la licenza «per costruire in serie il cappello che Marcello Mastroianni porta nel film» (dal libro "Le favole di Fellini. Diario ai microfoni della Rai" a cura di Paquito Del Bosco).