Rossella Sleiter Il VenerdÏ 5/1/01 pagina 84-85, 11 gennaio 2001
Alla Stazione Leopolda di Firenze è in corso una mostra sulla moda militare, intitolata «Uniforme
Alla Stazione Leopolda di Firenze è in corso una mostra sulla moda militare, intitolata «Uniforme. Ordine e disordine». Una cinquantina di artisti, stilisti e fotografi dimostrano con le loro creazioni il legame tra l’abbigliamento militare e la moda maschile. Secondo Amy Spindler del «N.Y. Times», l’abito ha sempre copiato lo stile militare. Gli uomini, più delle donne, hanno bisogno di vestire come tutti, in divisa. Persino Gabriel Garcia Marquez, la notte del Nobel, rifiutò il tight e indossò una giacca bianca di fattura militare. Donatella Versace fu la prima, nel 1997, a portare in passerella i pantaloni con le tasche: beige, in mohair, con pietre colorate applicate sulle tasche. Due anni dopo, l’«utility chic» (abbigliamento maschile casual) imponeva il color kaki, le borse di nylon, i pantaloni con cento tasche, gli anfibi e i piumini imbottiti che sembravano giubbotti antiproiettili. Nel 2001 andranno di moda il bomber da aviatore, gli stivali neri, la catena con la piastra dei militari americani e i pantaloni mimetici. Il primo militare a colorarsi la tuta per nascondersi dal nemico fu Guinot, un francese della prima guerra mondiale. Oggi ci sono circa 300 varietà di camouflage. Tessuti usati per l’abbigliamento militare: il microfelt, fatto con fettucce di feltro, il Tyvec-Stretch, il tessuto non tessuto usato per fasciature, il TNT, anti-usura e anti-strappo e il Kevlar, ustao per gli elmetti e i giubbotti anti proiettili.