Marco Giovannini, Panorama luglio 1997., 15 gennaio 2001
Perché ha cambiato nome? «Lavoravo in un’agenzia letteraria, la Scott Meredith, e mi chiamavo ancora Lombino
Perché ha cambiato nome? «Lavoravo in un’agenzia letteraria, la Scott Meredith, e mi chiamavo ancora Lombino. Scrissi un romanzo giallo e lo inviai all’editore col nome di Evan Hunter. Io conoscevo l’editore e lui conosceva me, ma come agente, non come scrittore. Lui mi chiama e mi dice: ”Senta Lombino, vorrei incontrare questo Hunter, comprargli il libro e dargli qualche suggerimento per il futuro”. Al che io impassibile: ”Vediamo se riesco a organizzare questo incontro”. Quando mi sono presentato gli ho detto semplicemente: ”Ciao Charlie, sono io Evan Hunter”. Poi, dopo aver firmato il contratto, gli faccio: ”Ora che sai il segreto, vorrei usare il mio vero nome”. Lui ci pensa e risponde: ”Puoi anche farlo, ma ricordati che Hunter venderà sempre molto più di Lombino”. Ci ho pensato su dieci minuti e gli ho risposto: ”Ok, usa pure Evan Hunter”. E da allora ho cambiato nome ufficialmente, anche per l’anagrafe americana. E anche se avevo già 27 anni mi è sembrato per la prima volta di essere veramente americano. Ricorda cosa diceva mia madre? A quei tempi non era come adesso che molte persone famose di origine italiana si tengono stretto il loro nome, come De Niro, Coppola o Scorsese. Allora in America se avevi un nome italiano nessuno sapeva pronunciarlo. C’era inoltre un pregiudizio duro a morire: un italiano poteva essere soltanto un mafioso o un comune lavoratore mai uno scrittore o un intellettuale...».